23 Mar Pellegrinaggio in Albania
Quando la storia tenta di chiudersi in se stessa
Oliver Clement
mettendo a morte coloro che la contestano,
il sangue dei Martiri continua a fare breccia
una breccia attraverso la quale misteriosamente si insinua la grazia.
In Pellegrinaggio sui passi dei martiri albanesi, la vicenda dolorosa che ha segnato la storia di un paese ma che ancora in pochi conoscono. La storia di chi è stato perseguitato per la propria fede, una persecuzione efferata, crudele in cui però in molti hanno testimoniato l’Amore e la Speranza.
Testimonianza
Ho toccato l’Albero della Vita.
Esiste!
Si trova in Albania.
Sveglia ore 7:00. Colazione. Doccia. È tardi, mi devo muovere.
La preghiera… “No, non puoi. È tardi!!!”.
Oggi fa caldo, mi stizzisco. Oggi piove, mi intristisco. “Ma quand
viene l’estate?”
Studio. Pranzo. (In fretta). Studio ancora. Poi c’è quel lavoro da fare.
Quel servizio. Quell’impegno.
Rientro a casa. Sono stanca. Spesso non ci guardiamo nemmeno negli
occhi, tanto è basso il collo.
Cena. In famiglia o magari con qualche amico. Letto.
Chiudo gli occhi. Li riapro. Devo aver dimenticato qualcosa…
Penso a tutte le cose che avrei dovuto fare e che non ho fatto.
Cerco quella che sto dimenticando…
Non la trovo. “Pazienza!”. Dormo.
Sveglia ore 7:00. Colazione…
…Devo aver dimenticato qualcosa… “Pazienza!”…
Sveglia ore 7:00…
…“Pazienza!”…
Dormo.
Sveglia ore 7:00.
Apro gli occhi di scatto ma li richiudo lentamente. Oggi non devo
correre. Oggi me ne vado in Albania!
In Albania la gente non corre…
In Albania le persone fermano il loro tempo per permettere a te di
entrarci, abitarlo, come fosse tuo…
Ti fanno accomodare in casa loro. Ti preparano il caffè.
Sanno che c’è qualcosa che loro hanno e che tu non hai ancora.
Qualcosa di cui hai un disperato bisogno.
La Vita.
In Albania la gente attinge Vita da un Albero. Si, si, un albero!
È dei suoi frutti che si nutre. È sotto la sua chioma che va a riposare.
È dai suoi incavi che si lascia proteggere. È per le sue radici che non
perde la speranza.
Fino ad ora nulla di straordinario sembra avere, eppure c’è qualcosa che
lo rende ciò che è.
Un difetto. Una imperfezione.
Lungo il tronco si porta dei buchi. Dei piccoli passaggi d’aria, pensati
proprio per questo: perché la vita potesse sgorgare, dal dentro al fuori!
Sono tocchi d’arma da fuoco. La cui traiettoria ha incontrato il corpo
di uomini con cui Dio ha scritto nuovi, scandalosi, Vangeli!
Un popolo umiliato, deturpato, mutilato, quello dei cristiani d’Albania!
Fatto di padri strappati alle famiglie. Bambini strappati alla propria
infanzia.
Figli di Dio, strappati alla loro natura.
Tutto gli è stato tolto.
Tutto.
Tranne una cosa.
«…Non potevano toglierci Dio dal cuore…»
Trentotto discepoli, al pari del Maestro, umiliarono se stessi facendosi
obbedienti «fino alla morte e alla morte di croce, […] perché nel nome
di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni
lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre».
“Hanno salvato gli altri, non potevano salvare se stessi!”
Hanno salvato gli altri. Hanno salvato me. Hanno salvato te.
“Che storia è mai questa? Cosa hanno visto gli occhi dell’Albania che è
ignoto ai miei?” ti starai chiedendo.
Non spetta a me dire cosa hanno visto quegli occhi, e cosa vedranno i tuoi.
So cosa hanno visto i miei.
So che la mia sveglia suona sempre alle 7:00. E la giornata dura sempre
24H. Ho ancora la percezione di non riuscire a star dietro la mia vita, e
qualche giorno è più difficile di altri, ma so che ogni briciola di tempo che
ho per vivere mi è stato donato!
A caro prezzo.
Cosa aspetti?
In Albania qualcuno ha già messo su il caffè per te.
C’è qualcuno che ha qualcosa da rivelarti…
Il tuo Vangelo!
Ah, finalmente ho ricordato cosa dimenticavo di fare tutte le notti…
Alzare gli occhi al cielo, al di sopra del soffitto della mia stanza, e urlare
nel cuore:
“Falaminderit, o Zot!”. Grazie, Signore!
SARA
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